Quest’oggi sono francamente tentato di iniziarvi ad un miracolo. Un miracolo che Jules Winnfield troverebbe ancor più sbalorditivo della trasformazione della Coca in Pepsi. Sto parlando degli gnocchi più buoni del mondo.
Liberi di non crederci e di bofonchiare “see figurati quelli di mia nonna son molto più…”, ma se avrete l’ardire di recarvi fino a Settignano, sulle colline che incoronano Firenze, dovrete riconoscere che in me alberga il Vero e sarete testimoni di un’esperienza mistica, che eleverà il vostro palato a nuovi livelli di Conoscenza.
Era una sera di marzo piovosa quando io e Sancho Polenta ci imbattemmo, a Settignano, appunto, nella Sosta del Rossellino: enoteca e osteria ricavata in un’antica casa in collina, dal cui terrazzo si può godere, alla sera, di tutta la piana fiorentina illuminata. E già questo varrebbe una gita.
Camino acceso, ambiente familiare, dove sedersi circondati da pregiate bottiglie di chianti, fiaschi e mobili antichi.
Il titolare, Damiano Miniera, per sua stessa ammissione uomo di-vino e di cucina, esprime una cordialità talmente avvolgente da risultare quasi soffocante: un vero studioso di enogastronomia che “deve” coinvolgerti nella sua eterna recherche della perfezione gastronomica.
Gnocchi, dicevamo. Ma prima panzanelle siciliane (che rivelano l’origine della famiglia Miniera), una caponatina di melanzane quasi emozionante, ottimi salumi toscani (che io considero troppo speziati, ma son gusti) e poi delle magnifiche, e sottolineo magnifiche Tagliatelle al Sauternes.
Questi piatti, uniti alla convivialità dell’ambiente e allo splendore del panorama (di cui nei secoli si invaghì tanto il Boccaccio quanto il Rapagnetta, per gli amici D’Annunzio, che qui acquistò la famosa Villa della Capponcina) sarebbero sufficienti per appagare anche il più rigoroso censore.
Ma qui arriva il bello. Il sig Miniera da decenni studia la ricetta degli gnocchi perfetti, che vengono serviti con castelmagno e tartufo. Niente farina: a seconda della stagione vengono utilizzate patate molto stagionate (più ricche di amido), che, fatte bollire meno del dovuto, mantengono quella “collosità” che permette di confezionare gnocchi di sole patate e nient’altro. Detta così sembra facile, vi assicuro che è una ricetta che sfida le basilari leggi della chimica e della fisica.
Gli gnocchi senza farina, oltre ad avere un gusto mai provato prima, sono anche altamente digeribili, e infatti dopo due ore, nonostante ne avessimo scofanato una greppia, io e Sancho eravamo nuovamente affamati…
Andateci: mangiate gli gnocchi e sentitevi partecipi di una piccola opera d’arte.
Il prezzo? 30 euro circa compresi vini.