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STREEAT FOOD TRUCK FESTIVAL – MILANO

18 Set

street food truck festival (1)

C’era una volta l’ultima spiaggia per chi ai concerti, per strada o di notte veniva colto da languori irrefrenabili: il camioncino all’angolo della strada, il famigerato “puzzone”, patria di salamelle, piadine e porchette. Ora la musica è cambiata e anche il cibo stradaiolo guadagna un suo blasone: il food truck è infatti la nuova frontiera per portare on the road la cucina di qualità. Tanto da farne manifestazioni ad hoc e coinvolgere chef blasonati.

E dopo il successo della prima edizione, torna per il secondo appuntamento Streeat Food Truck Festival, iniziativa promossa da Barley Arts (firma storica dei più importanti eventi italiani), dal 26 al 28 settembre al Carroponte di Sesto San Giovanni, Milano.

Minivan, rimorchi, camioncini, carretti e apecar saranno nuovamente protagonisti di un evento di food truck e show cooking ad ingresso gratuito volto a diffondere su ruote la cucina italiana di qualità.

Milano Low Cost, Ristorante da Oscar: il Ras delle carbonare

25 Nov

RISTORANTE DA OSCAR

Una carbonara servita sotto i bronzei occhi di un busto del Duce può rimanere indigesta a molti, ma se si è dotati di sufficiente senso dell’umorismo per pranzare in museo del ciarpame nostalgico, il Ristorante da Oscar è una classica e sempre valida alternativa al morbo della costosa mediocrità gastronomica milanese.

Via Palazzi, placida traversa nella nevrosi collettiva di Corso Buenos Aires: due vetrine anonime e un’insegna laconica celano un locale piccolo e tumultuante, un’osteria romanesca dalle contaminazioni meneghine, un ventre nostalgico a poche centinaia di metri dalla piazza Loreto dove tutto finì.

Albertone fissa i motti del ventennio e pare strozzarsi, tra le fiaccole nere, saluti romani, fasci e aquile imperiali: eccettuato il memorialismo da eversione anni ’70 (manca solo Tognazzi in Vogliamo i colonnelli), il locale è una sala piuttosto grande occupata da grandi tavoli da condividere. Si pranza tutti insieme, in grande trionfo del cameratismo culinario e della virile gomitata, unendo tutti sotto la bandiera, politicamente neutra, della carbonara, cavallo di battaglia del Ras di Porta Venezia: due etti di spaghetti a porzione, generosamente mantecati e magari accompagnati da una bottiglia di San Giovese, rigorosamente etichettata dall’azienda vinicola Mussolini. Caffé e grappe, 20 euro scarsi a testa.

Per i coraggiosi, gli arditi e gli incoscienti c’è ovviamente la possibilità di gettare il cuore oltre l’ostacolo, magari con una cotoletta a orecchia d’elefante di dimensioni elefantiache, appunto, o comunque la possibilità di scegliere tra una vasta selezione di risotti, grigliate e amatriciane, per trascorrere un’oretta all’insegna del “volemose bbene e famose der male!” Nessuna pretesa, ma ottimo rapporto qualità – quantità – prezzo, servizio garibaldino (di corsa e con baionetta inastata),  ambiente gioviale in stile merenda a Casa Pound.

Ristorante Da Oscar

Via Lazzaro Palazzi 4

20124 Milano

Tel: 02.29518806

http://www.ristorantedaoscar.com

email: info@ristorantedaoscar.com

Chiuso la Domenica (pranzo e cena) e il Lunedì a pranzo

Prenotazione obbligatoria

Mezzi pubblici: M1/rossa, fermata Porta Venezia

Nei dintorni: Parco Indro Montanelli, Museo Civico di Storia Naturale, Civico Planetario Ulrico Hoepli, Galleria d’Arte Moderna, Pac Padiglione di Arte Contemporanea, Spazio Oberdan

Milano low cost: il Pescetto, spocchia ittica a prezzi contenuti

26 Ott

1PESCETTO MILANO (1)

Milano, via Volta, longitudine vivace tra Brera e l’omonima porta, bastione meneghino opposto ai flutti del Mar Giallo di via Sarpi: si va al Pescetto, civico 9 e luminose vetrine che promettono luculliane esperienze a base di pesce. Formula innovativa (anche se già vista): scegli qualità e quantità al banco pescheria, decidi il tipo di cottura, ti accomodi al tavolo e una volta arrivato il tuo turno prelevi i tuoi piatti.

I pro sono numerosi: il pesce è invitante e la qualità del fresco sembra ineccepibile, la vendita è all’etto, così da decidere quanto mangiare (e quanto spendere), la cantina contenuta ma discreta (e con prezzi umani), il contesto divertente (per alcuni). I contro pochi, ma ci sono tutti. Ma andiamo con ordine.

Ambiente minimal, total white, meneghin chic: pochi fronzoli, bianco imperante, largo alla luminosità in ambienti spaziosi ma anche parecchio rumorosi. Personale discretamente cordiale, ma con il caratteristico cipiglio da ristoratore milanese (del centro): “non dai propriamente fastidio, ma comunque ritieniti un privilegiato a entrare qui, che noi lo facciamo per devozione all’umanità ‘sto lavoro, mica per lucro (barbòne! Ndr), siamo solo Sacerdoti del Gusto Assoluto.” Chi lotta quotidianamente tra Corso Como e la Darsena, può comprendere.

Poco da ridire sulla qualità dei piatti: tartare di ricciola ottima, ma carica d’aglio, che si sa… Eccellente e croccante il fritto di moscardini, ma gli stessi cefapolodi, saltati in padella con aglio, olio e peperoncino ricordavano tanto dei simpatici pupazzetti che regalavano con le patatine anni fa.  Buone le capesante, invitanti i gamberi. Due discrete bottiglie di vino (prosecco trevigiano e falanghina) in quattro: 27 euro a testa. Stesso menù in un ristorante classico almeno 50 euro.

Fattibile e consigliabile, ma solo se si entra preventivamente nell’ordine di idee di una cena (vuoi il contenimento dei costi) stile staffetta agonistica tra il tavolo, il bar, la cucina, la cassa e dulcis in fundo l’area piatti sporchi (nota dolente, che un giovane di belle speranze a raccogliere i suddetti ci potrebbe anche stare, allo stesso prezzo). Come le sagre di una volta, ma senza gli zavorrati anziani logorroici. Presentatevi dunque organizzati e con idee chiare, possibilmente senza la classica Sharon Zampetti “Eeeh ma non lo so… Il tonno crudo mi fa seeensooo…” e prestate orecchio all’invisibile Gauleiter che con tono stentoreo chiamerà una o più volte il vostro Numero. Accorrete lesti alla chiamata, è un consiglio…

Ristorante Pescetto

Via Alessandro Volta 9, 20121 Milano

Tel: 02 3675 4184

Aperto da Martedì a Domenica, sia a pranzo che a cena

www.ilpescetto.it

Mezzi pubblici: M2/verde, fermata Moscova

Nei dintorni: Monumento di Porta Garibaldi

 

Milano, Ristorante Sri Lankese SerendiB, che bella sorpresa!

23 Ott

serendib

La seppur vasta offerta di ristoranti etnici milanese, si divide per lo più in quattro macro aree: cinesi (tradizionali o italianizzati), tex mex (semplicemente evitabili), giapponesi (cinesi o autentici) e indiani (economici o costosi). Tra questi ultimi ho recentemente scoperto una variante molto interessante, il SerendiB, locale che propone cucina dello Sri Lanka, la grande isola indipendente a sud dell’India e un tempo conosciuta come Ceylon.

Il paese, da sempre noto per il suo eccellente the, offre una gran varietà di raffinate proposte gastronomiche, in parte condivise con il subcontinente indiano: pollame, agnello, ceci, lenticchie, melanzane e ovviamente pesce.  SerendiB, aperto nel 1993, è a pochi passi dal marasma degli aperitivi di largo La Foppa (fermata della Metro Moscova, per capirci. In centro storico, se non siete di Milano).

L’ambiente è accogliente, intimo e piacevolmente decorato con opere del paese d’origine: il personale è molto cordiale e la carta offre una panoramica importante di piatti adatti sia ai vegetariani che agli onnivori. Oltre a varie qualità di the si possono scegliere diverse birre sri lankesi, indiane o europee, più una discreta selezione di vini italiani a prezzi ragionevoli.

serendib_milano

dalla pagina facebook di SerendiB

Per i neofiti è consigliabile optare per il menù degustazione, disponibile a 20 euro “all you can eat” (bevande escluse): si possono accettare i consigli dello chef, oppure scegliere i piatti preferiti dalla carta, ad esempio partendo dalle ottime Masvadé, polpettine di carne e legumi in pastella, fritte, oppure le Eloluvadé, la versione con sole verdure, o le Malu vadé, peperoncini verdi ripieni di pesce fritti.

Tra i piatti principali, da provare i gamberi in salsa di latte di cocco speziato su letto di riso Basmati, o il Kukulmas, pollo marinato in salsa di spezie, oppure un classico pollo al curry, magari accompagnato da deliziose patate stufate. Per terminare degnamente un liquore al cocco o al mango, entrambi molto profumati.

I punti a favore sono parecchi: una qualità prezzo che per il centro di Milano è ottima (25-30 euro), un ambiente gradevole, un servizio attento, oltre al fatto che rispetto a numerosi ristoranti indiani già testati, SerendiB offre una cucina più delicata e più facilmente accettabile dai nostri palati poco abituati all’uso massiccio di spezie. L’unica nota non troppo favorevole è data dai tempi di attesa, nonostante il locale non fosse troppo affollato. Ma comunque non stiamo parlando di un fast food. Da provare.

Serendib, Ristorante Indiano & Sri Lankese
Via Pontida 2, 20121 Milano
Tel.: +39 026592139

Aperto tutte le sere dalle 19.30 a mezzanotte.

Consigliata la prenotazione

sito web: www.serendib.it

 

Metropolitana: MM2 (linea verde) Moscova
Autobus: 94, 70, 43, 57 Tram: 2, 3, 4, 7, 12, 14
(fermate Via A. Volta o Largo La Foppa)

Milano (semi) Low Cost: Da Giannino l’angolo d’Abruzzo

17 Set

GIANNINO ABRUZZESE MILANO 2

Nicolás Gómez Dávila, in un libro di cui non ricordo il titolo, postulava che “la bruttezza di un oggetto è la condizione preliminare del suo moltiplicarsi su scala industriale.” Rapportando l’assunto alla ristorazione meneghina non si può che essere d’accordo con l’autore e Da Giannino l’angolo d’Abruzzo, da tre generazioni si inserisce in una nutrita schiera di locali brutti, ma tutto sommato simpatici, che popolano ogni strada di Milano, attraenti per la loro implicita qualità di locale “casereccio” che mette a proprio agio.

Certo, la debacle estetica è totale, ma la cucina si difende. Sala piccola, affollata, rumorosa e sganasciante di vino e cosce d’agnello: ci si lascia incastrare in tavoli dalla vicinanza promiscua, ma la maggior parte dei clienti sono stranieri, per cui poco male.  Menù assolutamente abruzzese, personale di sala cingalese, cuochi di nazionalità ignota: questa è la Milano alla vigilia dell’EXPO ed è inutile farsi domande.

Meglio concentrarsi sulle olive all’ascolana (buone) e sulle polpettine d’agnello fritte (ahimé, sbruciacchiate, peccato!), sorseggiando a fauci larghe del Montepulciano ben strutturato. Immancabili poi gli spaghetti alla chitarra, cottura perfetta, con (non generoso ma ottimo) sugo d’agnello. Per finire eccellente agnello (ancora? ebbene si) al forno con patate: il lato migliore della cena, anche le patate, stranamente non secche come reliquie abbandonate in un cantone, ma ottime.

Caffé e pioggia di appiccicosi amari abruzzesi: 35 euro a testa. Scegliendo il vino della casa avremmo certamente risparmiato circa 5 euro a commensale, ma il rischio sembrava eccessivo, visti il cattivo presagio lanciato dai graspi d’uva morenti dipinti un po’ qua e un po’ là, tra una carta della regione e uno scaffale di artigianato naif.

Sconsigliatissimo agli amanti della forma e a tutti quelli che “mi piace la carne, ma solo il pollo e ben cotto”, consigliato a chi è in cerca di una cucina tutto sommato difficile da trovare a Milano e a prezzi (purtroppo essendo a Milano) onesti. Consigliata la prenotazione. Nota bene: i prezzi sul menù del sito web non sono del tutto aggiornati.

Da Giannino – L’angolo d’Abruzzo

Via Rosolino Pilo 20, Milano
Tel. 02 – 29406526
www.dagianninolangolodabruzzo.it

Chiusura: mai

Milano: ristorante libano siriano Aladino

15 Giu

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Dimenticate per un attimo i pregiudizi sulla cucina etnica: no, non è detto che sia indigeribile, no, non è detto che l’igiene scarseggi, no, non è detto (purtroppo, ça va sans dire) che sia low cost. La cucina libanese è una delle migliori del panorama mediterraneo, per varietà, complessità, raffinatezza, specialmente se unita ai profumatissimi vini del territorio, tanto ridotto quanto ricco di storia e aromi. Aladino, zona Porta Venezia – Viale Abruzzi, è sicuramente  un eccellente rappresentante della Repubblica che dai monti del Golan si affaccia sul Mare Nostrum (o loro, a seconda dei punti di vista).

Gradita la prenotazione, chiuso al lunedì, posti all’aperto, sabato sera danza del ventre (rigorosamente evitata non per… ma anche no): tavolo fuori e inizio con 12 “mezze” accompagnate da un blanc de blanc Ksara bello secco e ben abbattuto. Tabulé (prezzemolo, cipollotti e menta), hummus, melanzane, riso con foglie di vite e altri antipasti accompagnati da pita calde: tripudio di aromi, spezie (attenzione) ma senza alcun senso di opprimente pesantezza. Si prosegue con pollo e agnello accompagnati da riso aromatizzato con mandorle che potrebbe anche essere accompagnato da the alla menta (potrebbe). Caffé (molto buono per lo standard meneghino), liquore al cedro, leggermente stucchevole per chi ama i distillati ma sicuramente apprezzabile dagli estimatori del limoncello.

ristorante-libanese-aladino-milano2

Ambiente discreto e rilassante, anche negli interni: pesanti arredi in legno, pareti bianche e fresche in stile grotta, panneggi e riferimenti mediorientali in accompagnamento. Servizio molto gradevole e piacevolmente insistente: le proposte fuori menù ci sono ma senza coercizioni e il sorriso è garantito sempre. E’ possibile ordinare tra diversi menù (anche completamente vegetariani) oppure a la carte: per un pranzo completo (considerando una bottiglia di vino in due) comunque è difficile spendere meno di 30 euro a testa, ma la soddisfazione è assicurata. Consigliato.

Ambiente: 6,5

Cucina: 8

Servizio: 7,5

Qualità prezzo: 6,5

Ristorante Libanese Aladino

Via Achille Maiocchi, 30

20098 Milano

Tel. 02.29.52.16.08

www.ristorantealadino.it

Aperitivi a Milano: Panika, il “bar sotto casa”, ma col vino giusto

20 Apr

PANIKA1

Non è facile districarsi nel ginepraio di Brera, quadrilatero meneghino dell’aperitivo: l’esploratore incauto rischia duro, tra happy hours truffaldine ed enoteche invitanti quanto sirene odissiache ma altrettanto mendaci al momento del conto. Una tra queste è l’Ombra de Vin, tanto amata dai sopravvissuti della Milano da Bere, dove un calice viaggia attorno agli 8 euro, trovare uno scranno è un miraggio e conquistare un oliva più difficile che scavalcare i cancelli a San Siro.

Avventurandosi verso la parte vecchia di via San Marco, dove l’ex naviglio è stato trasformato in giardino (la Conca delle Gabelle), si trova un baretto discreto, un buchetto da caffé e via che malgrado le apparenze non modaiole rivela un’anima piacevole e contenuti sinceri. Si tratta del Panika, un locale con solo un anno di vita ricavato in una nicchia dell’adiacente enoteca Cotti, mecca del buon vino e del bon vivre.

PANIKA

Quattro (giovani) amici al bar: una scommessa di un poker di ventenni che ha ristrutturato con piacevole sobrietà pochi metri quadri soppalcati, creando dal nulla una vera alternativa alle tante fregature della zona. Croissant farciti al momento alla mattina, caffé ottimo (a 80 cents e non è poco), panini maestosi a pranzo, spritz e negroni dalle 18.00 in poi. Il tutto guarnito da una colonna sonora giusta (classic rock in primis) e tanti sorrisi, che pur essendo gratuiti da altre parti sono una rarità.

Prezzi periferici per una location centralissima, vini ottimi selezionati dai fornitissimi vicini: poco spazio per sedersi ma tente occasioni per fare nuove amicizie. Da provare.

Milano low cost: Blitz all’Osteria in viale Premuda

12 Feb

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Blitz all’Osteria: nome programmatico, evocativo di pasti veloci, di guerra lampo gastronomica, di piatti espressi e fumanti lanciati dalla cucina con ordini secchi da feldmaresciallo. Un nome forse troppo severo per un luogo invece quieto, occhieggiante con discrezione sul traffico di viale Premuda, a poche decine di passi da piazza Cinque Giornate (di Milano, ovvio): chi di voi apprezzerebbe la trattoria Riva, di cui tempo fa parlammo, potrebbe rimanere soddisfatto anche qui.

A pranzo il menù anticrisi propone simili soluzioni: dieci euro tondi per primo, secondo, acqua e caffé. Vino escluso (della casa e  quasi bevibile). Il parquet rugoso e il poderoso bancone ricordano vecchi fasti da birreria riconvertita: non se ne sente la mancanza, Milano è un tripudio di sedicenti pub britannici da 6 euro la pinta, meglio una solida osteria dall’ambiente cordiale in cui quasi nulla in particolare si fissa nella memoria, ma lascia un complessivo senso di piacevolezza, di calore, di oggetti stravissuti e di familiarità non invadente.

A pranzo la carta è semplice, ma un piatto di maccheroni a 4 euro nel centro ambrosiano stanno quanto Parigi a una messa: secondi a 6, con manzo bollito accompagnato da salsa verde assolutamente non male, anzi buono. Qualità prezzo più che soddisfacente ma ovviamente a cena la solfa cambia: immutata la cordialità e la perizia nel servizio, di maggior pregio i piatti e il conto. Da provare la tagliata, evidentemente i gestori devono avere un buon macellaio di fiducia.

Ideale per un pranzo veloce, informale, solitario o in compagnia: qui si trova l’anziano che legge il giornale, l’edile che sta ristrutturando il palazzo affianco, il bancario dello sportello di fronte. Viva la democrazia, peccato per il nome. E peccato non abbia un sito web, ne sia facile trovare il numero di telefono… vi aggiornerò…

Ambiente: 7

Cucina: 7

Servizio: 7

Qualità prezzo: 7.5

Blitz All’osteria
Viale Premuda, 36
Milano
Chiuso alla domenica

Milano Low Cost: Corso Garibaldi, osteria Siciliana “Re di Coppe” (e di piatti)

20 Gen

re-di-coppe-milano

 

Milano, Corso Garibaldi, gran salotto meneghino: a pochi metri dalle superbe norcinerie di Parma&Co, il Re di Coppe e di Piatti offre una discreta selezione di piatti delle tradizione siciliana a prezzi periferici. Andiamo al sodo: 5 euro per un piatto di pasta con melanzane e ricotta (tra l’altro non male) per il centro di Milano è un esotismo, una stravaganza, quasi una colpa da vivere col senso di cui.

Detto ciò vi sono lati inespressi che meriteranno un’ulteriore visita: ci sono tutte le potenzialità per divenire un cult della ristorazione “etnica” meneghina ma c’è una carineria diffusa che scivola nell’inespressivo, lasciando deluso il cercatore di sapori forti. Ovvero.

Ambiente accogliente (ma strategicamente? nascosto all’esterno da cartelli promozionali assassini) e fortunatamente scevro delle inutili pantomime “caratteristiche” che troppo spesso ingombrano i ristoranti regionali: niente pupi, carretti e riferimenti verghiani, ma semplici pareti color sabbia, arredamento bianco e luci tenui. Servizio giovanilistico, informale ma cortese: menù rapido, che offre ampia scelta per un pranzo solido e veloce ma che pone problematiche stilistiche a chi volesse organizzare una cena completa (ossia non c’è una facile distinzione tra le portate).

In compenso una vasta selezione di piatti unici, tra cui spiccano sarde in beccafico e cous cous (anche vegetariano), che mettono a proprio agio il viandante in cerca di un breve ristoro. Per gli amanti del piattume, non mancano hamburger e altre amenità. Non trascurabile l’offerta “pasta all you can eat” che propone ben sei differenti tipologie del piatto italico più amato a soli 12 euro: anche gli affamati troveranno soddisfazione, immagino.

Vino della casa, acqua, caffé, grappa: siamo tra i 15 e i 20 euro a testa. Buono. Aperto alla domenica (ottimo).

Ambiente: 7

Cucina: 6.5

Servizio: 6.5

Qualità prezzo: 7.5

Re di Coppe e di Piatti
Corso Garibaldi 26, Milano
Tel. 02 72023313      

Aperitivo a Milano: “Cantine Isola” di via Paolo Sarpi. La garanzia del demodé.

12 Gen

cantine-isola-milano

Le Cantine Isola sono l’ultima enclave neolatina nel Mar Giallo della Chinatown milanese: un locale che definirlo storico è un insulto. Provato dal tempo e dai clienti, dal 1896 qui si servono vini alla mescita e in bottiglia con la calma di chi sa che il tempo è a proprio vantaggio. Frequentato da anziani, studenti, coppie, tutti accaniti nella medesima lotta per raggiungere la barra nell’ora di punta e conquistare un Nebbiolo e, magari, una fetta di salame.

Enoteca famosissima di cui hanno scritto tutti, dal National Geographic in giù: una mia recensione non ne alimenterà certo la fama ne offuscherà la gloria, ma un paio di considerazioni posso anche condividerle. Ambiente cosparso di negligenza: avvisi alla clientela solo a penna e solo su fogli di recupero appiccicati alla come viene (tra cui spicca la traduzione in cinese di “spingere” all’ingresso, tanto per ricordare sempre dove siamo), striscioline di carta davanti alla bocchetta del riscaldamento come nemmeno nei seminterrati dell’Inps, vetrina colma di gioielli appoggiati così, in un’esposizione senza nessun gusto ne pretesa.

Le Cantine Isola sono colme: di ricordi, di gente, di bottiglie, di odori, di macchie. Alcuni le trovano di un fascino irresistibile, il famoso “come una volta”. Una volta non c’ero, ma dubito fosse così (e non significa sia un male). Si beve bene, dai 5 euro in su al bicchiere; un Franciacorta 6 euro e 20, non è male. Il buffet dell’aperitivo non è un buffet e forse non ha la pretesa: crostini con i formaggi, pane e cipolla, salame, olive, non si viene qui per cenare, ne tanto meno per star seduti ore dal momento che all’interno ci son due tavolini rachitici. E’ un posto da vivere in piedi, o seduto all’esterno, dove forse anche il timoroso e il riservato possono trovare la voglia di appoggiare il corriere e scambiare due battute.

Rimanendo nel genere continuo a preferire l’Enoteca Bulloni di piazzale Aquileia, ma tanto si trova dalla parte opposta del centro e in fin dei conti nel mio cuore c’è spazio anche per due…

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